Comunicati Stampa

Il consueto rapporto trimestrale del Centro Studi del CNI attesta che il mercato dei servizi di ingegneria continua a risalire. Persistono, in ogni caso, problematiche ataviche come la tendenza agli eccessivi ribassi.

Ronsivalle: “La ripresa c’è ma ancora vengano disattesi alcuni adempimenti normativi, in contrasto anche con le recenti determinazioni dell’ANAC”.

Solidi segnali di ripresa per i bandi per i servizi di ingegneria. Il primo trimestre del 2015 conferma l’inversione di tendenza già registrata nel 2014. Le stazioni appaltanti, infatti, hanno pubblicato bandi per un importo a base d’asta complessivo superiore al miliardo e cento milioni di euro, contro i 968 milioni di euro del primo trimestre del 2014, periodo in cui si è registrato il valore più basso degli ultimi anni. I segnali positivi valgono a maggior ragione per i servizi di ingegneria: nei primi tre mesi dell’anno in corso l’incremento è del 48,5%.

E’ quanto emerge dalla consueta analisi effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Il documento mostra anche come molti adempimenti normativi  stabiliti dalla Determinazione Anac il 25 febbraio 2015 vengano ampiamente disattesi, in particolare il cosiddetto “decreto parametri”.

Per fare un esempio, nei primi tre mesi del 2015 solo il 45,2% dei bandi di gara per servizi di ingegneria indicava chiaramente il DM.143/2013 quale norma di riferimento per il calcolo del corrispettivo posto a base di gara. Circa la metà dei bandi (49,3%), poi, non chiariva la modalità di calcolo, mentre il restante 5,5% ha fatto erroneamente riferimento ad altre norme previgenti (tariffe del DM 4/4/2001 in primis). Diverse anomalie si registrano anche sul terreno dei requisiti richiesti ai partecipanti, sia in termini di fatturato che di personale tecnico richiesto.

Il documento mostra come, sebbene i liberi professionisti si siano aggiudicati nel primo trimestre del 2015 oltre il 71,4% delle gare, a queste corrisponde solo il 27,5% degli importi, avendo potuto accedere solo alle gare di minore entità. L’importo medio di aggiudicazione delle gare loro affidate si aggira, infatti, intorno ai 35mila euro, contro i circa 250mila euro delle gare affidate alle società o ai raggruppamenti tra società e liberi professionisti.

Tutte le gare, comunque, seguitano ad essere aggiudicate con ribassi molto consistenti che arrivano anche al 62,4%. Il valore medio dei ribassi per i servizi di ingegneria senza esecuzione è pari al 32,1%, mentre quello relativo alle gare in cui è prevista anche l’esecuzione dei lavori è pari al 21,9% e nel settore ITC scende all’11,8%. Inoltre, la norma che obbliga le stazioni appaltanti ad utilizzare unicamente il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’affidamento degli incarichi per importi superiori ai 100mila euro viene ampiamente disattesa. Nel trimestre in esame, il 15% dei bandi, con importo a base d’asta superiore ai 100mila euro, non segue la normativa, indicando come criterio di selezione delle offerte quello del prezzo più basso.

“A fronte di segnali certamente positivi evidenziati dal nostro rapporto – ha commentato Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI - si deve rimarcare come ancora vengano disattesi, da parte di molte, troppe stazioni appaltanti, alcuni adempimenti normativi riguardanti la determinazione del corrispettivo a base di gara e i requisiti richiesti ai partecipanti, in contrasto anche con le recenti determinazioni dell’ANAC”.

 

“Questo atteggiamento – prosegue Ronsivalle - correlato al persistente ricorso all’aggiudicazione con il criterio del prezzo più basso anziché quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, dimostra la scarsa considerazione che ancora si ha per la progettazione. La tanto sbandierata ”centralità del progetto” che doveva costituire il cardine di tutto l’impianto normativo del codice degli appalti pubblici, non sembra rappresentare la principale preoccupazione delle stazioni appaltanti. Ribassi eccessivi, criteri di aggiudicazione non sempre idonei ad assicurare un adeguato rapporto qualità/prezzo, l’esclusione, di fatto, dei liberi professionisti dalle gare di maggiore entità, non portano a favorire quella qualità del progetto che dovrebbe garantire un iter di realizzazione dell’opera pubblica privo, o quasi, di imprevisti e di varianti in corso d’opera”.

 

“Tutto ciò – conclude Ronsivalle - rappresenta una concausa non irrilevante della pessima situazione delle opere pubbliche del nostro Paese dove si registrano spesso sprechi, ritardi, opere incompiute, opere di dubbia utilità, costi eccessivi, talvolta persino raddoppiati rispetto
a quelli previsti. Per metter ordine a tutto ciò occorrerebbe probabilmente qualche revisione del quadro legislativo, ma sarebbero prima di ogni cosa indispensabili la perfetta conoscenza e il rigoroso rispetto delle norme esistenti”.

Roma 11 giugno 2015

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