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I segnali di ripresa del mercato dei servizi di ingegneria e architettura, già emersi nel 2016, sono stati ampiamente confermati anche nel 2017: gli importi posti a base d’asta (escludendo i costi destinati all’esecuzione dei lavori negli ormai residuali bandi in cui è richiesta) sono infatti ulteriormente aumentati, arrivando a superare i 720milioni di euro (il valore più elevato in assoluto dell’ultimo quinquennio), il 26,1% in più di quanto rilevato nel 2016. E’ quanto emerge dalla consueta analisi annuale effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri.

Il mercato, dunque, è in progressiva crescita, anche se appare sempre più saldamente nelle mani delle società di ingegneria, con la conseguente progressiva estromissione dei professionisti. Questi ultimi, già di fatto esclusi dalle gare del settore ICT e da quelle in cui è prevista anche l’esecuzione dei lavori, si sono aggiudicati, nel corso del 2017, appena il 21,1% degli importi delle gare per servizi di ingegneria, contro il 23,3% del 2016. A parziale compenso di questa situazione occorre comunque considerare che risulta in aumento, nel 2017, l’importo medio delle gare a loro affidate: 46,3mila euro, valore più elevato registrato negli ultimi 5 anni (ma distante dagli oltre 65mila euro rilevati nel periodo 2011-2012).

“Dai dati elaborati dal nostro Centro Studi emergono luci ed ombre – ha commentato Michele Lapenna, Responsabile dell’Osservatorio Bandi del CNI -. Da rilevare in positivo la riduzione delle quote di mercato relative alle gare di progettazione ed esecuzione che conquistano solo il 7% dello stesso. In questo senso si conferma e si rafforza il dato del 2016 che già rappresentava una vera e propria inversione di tendenza rispetto al periodo pre Dlgs 50/2016, nel quale la gran parte delle Opere Pubbliche erano realizzate con progettazione interna alle stazioni appaltanti o con il ricorso ai cosiddetti appalti integrati. Il dato relativo alla riduzione degli appalti integrati trova riscontro anche nell’incremento degli importi destinati ai SIA che raddoppiano rispetto all’anno 2015, ultimo periodo di applicazione della vecchia normativa.

“Tale dato conferma le nostre posizioni circa la crisi drammatica attraversa dalle professioni tecniche negli anni che vanno dal 2009 al 2015 e cioè che, oltre alla crisi hanno influenzato la recessione anche situazioni strutturali insite nella vecchia normativa. La limitazione del ricorso all’appalto integrato e l’eliminazione della priorità della progettazione interna alle stazioni appaltanti hanno avuto un effetto positivo sul mercato dei SIA.

“Purtroppo – prosegue Lapenna – permangono ombre e criticità. Il mercato è ancora chiuso alle strutture professionali di piccole e medie dimensioni, sebbene aumentino i valori medi di aggiudicazione e le quote di mercato che afferiscono ai professionisti. Nonostante si superi la soglia dei 40mila euro per gli importi medi di aggiudicazione e le quote di mercato dei professionisti salgano oltre il 20%, tale valore resta molto basso e il ruolo dei professionisti nelle gare sopra i 100mila euro resta irrilevante: poco più del 14%. Altro aspetto negativo è sicuramente rappresentato dai ribassi che si presentano ancora molto elevati soprattutto sotto la soglia dei 40mila euro per cui è ancora previsto l’uso del massimo ribasso. Le stazioni appaltanti non applicano il comma 2 dell’articolo 36 del Codice, che prevede l’affidamento diretto per tali importi, e questo si ripercuote negativamente sui ribassi”.

Il rapporto del Centro Studi CNI rileva che il 2017 ha costituito un importante banco di prova poiché è stato il primo anno completo in cui è stato possibile osservare gli effetti dell’entrata in vigore del D.lgs. n.50/2016 che ha modificato sensibilmente l’intero processo nell’affidamento dei servizi di architettura e di ingegneria. Limitando l’osservazione ai soli bandi per servizi di ingegneria in cui non è prevista l’esecuzione dei lavori, l’exploit rispetto al 2016 è apparso evidente sin dai primi mesi dell’anno ed è proseguito fino a realizzare un significativo +81,3% totale rispetto al monte importi dell’anno precedente. Ed è bene evidenziare che nel calcolo non sono stati considerati gli accordi quadro pubblicati nel corso dell’anno, per i quali sono stati posti a base d’asta oltre 200milioni di euro.

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