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La capacità di adattamento e lo spessore professionale di una intera categoria che anche nel corso degli ultimi anni di prolungata crisi economica aveva sempre difeso i propri solidi livelli occupazionali ed il proprio reddito disponibile, sembra non essere più sufficiente per fronteggiare una recessione che scuote tutta l’economia nazionale e nel corso del 2012, il mercato del lavoro della categoria subisce i primi pesanti riflessi negativi.

Nel 2012, il tasso di disoccupazione dei laureati in ingegneria tocca il massimo mai raggiunto negli ultimi anni (4,4%) e tra i giovani laureati, ad un anno dal conseguimento del titolo, supera addirittura il 10%.

Non solo. Oltre ad aumentare la quota di persone in cerca di lavoro, risulta in crescita anche la fetta di popolazione che scoraggiata dalla situazione contingente, ha abbandonato (momentaneamente o definitivamente) la ricerca di un’occupazione: 20,8% contro il 19,7% del 2011.

La conseguenza è che sul territorio nazionale vi sono complessivamente nel 2012 circa 16mila ingegneri in più di quanti richiesti dalle imprese

Non meraviglia dunque che sia in aumento il numero di laureati che decide di trasferirsi all'estero (nel 2012 quasi un laureato su 10 del 2007 lavora all'estero), attratti soprattutto dalle retribuzioni che si rivelano decisamente superiori di quelli percepite in Italia a parità di mansioni: in Gran Bretagna o in Francia lo stipendio medio è all'incirca il doppio di quello italiano e anche nei paesi, come la Spagna, in cui il reddito lordo degli ingegneri è sui livelli italiani, godendo di un cuneo fiscale minore, essi guadagnano di più rispetto a coloro che lavorano in Italia.

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Quaderno Centro Studi CNI n. 140

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